Il nostro raccolto di gratitudine

Max Dunaway – Da L’Araldo della Scienza Cristiana – 17 ottobre 2023

Originariamente pubblicato sul numero di novembre 1959 de The Christian Science Journal 

La stagione del raccolto è un periodo di gioia, un momento in cui contare le proprie benedizioni e ringraziare in modo speciale Dio per la Sua abbondanza. I semi della terra hanno prodotto il loro miracolo della moltiplicazione e il grano dorato è stato raccolto nei magazzini. Ora sarà trasformato per il consumo – la maggior parte, ma non tutto.

L’agricoltore sa che deve tenere alcuni semi per un raccolto futuro; selezionerà quindi il seme migliore a questo scopo. Sarà conservato con cura fino al momento della semina; poi sarà seminato nella terra e la nuova semina produrrà un altro raccolto.

Qual è il nostro raccolto annuale come Scientisti Cristiani? I nostri sforzi hanno prodotto un raccolto ricco e soddisfacente, che possiamo guardare con la sensazione di aver sfruttato al meglio le nostre opportunità? In caso contrario, faremo bene a chiederci non solo che tipo di seme abbiamo seminato, ma anche quanto bene questo seme è stato curato, visto che non ha prodotto un raccolto più abbondante.

Si potrebbe paragonare il seme che viene piantato alla gratitudine che si prova nella vita quotidiana. Infatti, proprio come un seme fruttifica molte volte, così la gratitudine si moltiplica in benedizioni. Mentre riceviamo e utilizziamo con gratitudine queste benedizioni nella nostra vita quotidiana, dobbiamo ricordare, come l’agricoltore che mette da parte il seme più pregiato, che dobbiamo conservare la più bella delle nostre benedizioni, la nostra gratitudine verso Dio.

 Mosè, il grande legislatore ebraico, percepì in qualche modo questa necessità quando proclamò il comandamento di Dio al suo popolo: «Ogni decima della terra, sia della semente della terra che dei frutti degli alberi, appartiene all’Eterno; è cosa consacrata all’Eterno» (Levitico 27:30). Una parte della definizione di «decima» che Mary Baker Eddy spiega in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture dichiara: «Contributo; decima parte; omaggio; gratitudine» (p. 595).

 Dedicando la nostra gratitudine a Dio, facciamo un passo importante per ottenere un abbondante raccolto di bene. Questa gratitudine si moltiplicherà nella guarigione del peccato, della malattia e della morte, e tali opere di guarigione saranno esse stesse la prova della più alta gratitudine a Dio che possiamo esprimere.

A volte si sente uno Scientista Cristiano dire: «Vorrei poter ritrovare l’ispirazione che ho conosciuto all’inizio del mio studio della Scienza Cristiana». Forse ha trascurato i suoi semi di gratitudine, la sua decima a Dio, e sta cercando di usare la Scienza Cristiana più come mezzo per soddisfare i propri desideri umani che per glorificare Dio. Nell’Apocalisse leggiamo questa esortazione del Rivelatore alla chiesa di Efeso: «Ma io ho questo contro di te: che hai lasciato il tuo primo amore. Ricordati dunque da dove sei caduto, ravvediti e fa’ le opere di prima…» (2:4, 5).

Le prime opere nella Scienza Cristiana di solito seguono una manifestazione di amore e gratitudine verso Dio per la verità che guarisce e che comincia ad essere compresa. Queste prime opere dovrebbero essere costantemente rinnovate; allora non si potrà dire che abbiamo abbandonato il nostro primo amore, il nostro profondo desiderio di glorificare Dio in tutto ciò che facciamo o pensiamo. La gratitudine verso Dio rinnova continuamente il nostro amore per Lui e la nostra ispirazione.

Spesso una guarigione che si fa attendere necessita solo della forza spirituale della gratitudine per essere completata. Se abbiamo faticato a lungo e senza risultati nel tentativo di guarire un problema fisico, dobbiamo riconsiderare la situazione dal punto di vista della comprensione spirituale e della vera gratitudine. Allora vedremo che il problema con cui lottiamo non è affatto una condizione fisica, ma un concetto mentale errato, basato sul presupposto che qualche forza maligna abbia invaso l’armonia della creazione di Dio. 

Il grato riconoscimento dell’onnipotenza e della perfezione di Dio corregge questa convinzione errata e la sofferenza cessa. Il dolore, come il piacere, è uno stato di coscienza e quando la coscienza è colma di gratitudine, non dà il suo consenso alla suggestione aggressiva del dolore.

Una giovane donna dimostrò come la gratitudine abbia il potere di dissolvere la paura e la sofferenza. Soffriva di un problema cardiaco che a volte le faceva temere di poter perdere conoscenza da un momento all’altro. Ogni volta che questa paura la attanagliava, iniziava subito a riempire il suo pensiero di gratitudine.

Ringraziò Dio ripetutamente per essere la sua Vita, per essere con lei in quel momento e sempre, ringrazio di appartenere a Dio e di vivere per glorificarlo. Lo ringraziò perché il regno di Dio era nella sua coscienza e quindi ogni bene era con lei. Lo ringraziò per la sua famiglia, per i suoi amici, per le meraviglie della natura e per molte altre benedizioni, che si rendeva conto essere davvero innumerevoli. Continuando a ringraziare Dio, gli attacchi di cuore si diradarono fino a cessare del tutto. Allora la giovane donna si rese conto che quello che le era sembrato un periodo di prova molto duro era stato in realtà un’occasione di progresso spirituale e di crescita nella gratitudine.

La gratitudine verso Dio non deve dipendere dall’evidenza dei sensi materiali, perché spesso grandi progressi stanno avvenendo proprio quando è meno evidente. Quando l’agricoltore semina il suo seme nel terreno, non è deluso dal fatto che il frutto non appaia immediatamente. Sa che ogni piccolo seme deve germogliare, che la piantina deve affondare saldamente le sue radici nella terra e spingere il suo gambo verso la luce prima che sia evidente qualsiasi prova visibile della semina. Durante questo periodo, la crescita, anche se invisibile, prosegue costantemente.

Così anche i nostri semi di gratitudine dovrebbero germogliare nelle ore di buio, quando non si vede alcun progresso. Possiamo ringraziare Dio per questo periodo in cui si sviluppa la nostra fiducia in Lui. Possiamo ringraziarlo per la richiesta che ci viene fatta di stabilirci più saldamente nella Verità, da cui traiamo la nostra forza. Possiamo anche ringraziarlo per la necessità di lottare per elevarci verso la luce di una maggiore comprensione spirituale. E nel bel mezzo di questa lotta, possiamo ringraziare Dio per l’inevitabile frutto che ne deriverà.

Giacomo riconobbe l’importanza di permettere ai semi della gratitudine e dell’amore di giungere al pieno raccolto quando scrisse: «Or dunque fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore; ecco, l’agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finché abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina» (Giacomo 5:7, 8).

Tra tutti gli uomini, gli Scientisti Cristiani dovrebbero esprimere la massima gratitudine, perché è stato loro rivelato il concetto più completo di Dio, il bene. Più intimamente conosciamo Dio, più caro sarà il nostro amore per Lui e più piena la nostra gratitudine verso di Lui. Tale gratitudine si esprimerà in una moltitudine di modi. Possiamo ringraziarLo nei nostri cuori, nelle nostre case e nelle nostre chiese. Possiamo ringraziarLo con i pensieri, con le parole, con le azioni. Possiamo ringraziarLo con inni di lode e con preghiere silenziose e sentite. Possiamo ringraziarLo incessantemente quando comprendiamo la Sua bontà e riflettiamo il Suo amore guarendo noi stessi e gli altri da tutto ciò che non è buono, da tutto ciò che non è simile a Dio.

Nessuno Scientista Cristiano può permettersi di non partecipare al lavoro di semina e raccolta per il bene del regno di Dio. Il mondo è bramoso di ogni granello di potere spirituale che possiamo portare a frutto. Mary Baker Eddy, che lavorò instancabilmente per il bene dell’umanità, scrive in The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany: «Certamente, la Parola che è Dio deve prima o poi trovare espressione e accettazione su tutta la terra, perché chi semina raccoglie. Per coloro che hanno atteso pazientemente l’apparizione della Verità, il giorno sorge e le campane del raccolto suonano» (pp.184, 185). Possiamo partecipare al lieto scampanio del raccolto portando a Dio il nostro raccolto di gratitudine.