Pregare significa mettersi in ascolto

Kate Mullane Robertson

Da L’Araldo della Scienza Cristiana – 29 settembre 2022 – Originariamente pubblicato sul numero del 13 giugno 2022 del Christian Science Sentinel

Quella mattina d’inverno stava nevicando e io avevo fretta. Dovevo portare mia figlia all’asilo e tornare velocemente in ufficio. Le allacciai la cintura e mi misi al posto di guida per avviare l’auto. Mentre premevo sulla frizione, la suola dello stivale incrostata di neve scivolò sul metallo usurato. Il pedale scattò verso l’alto, colpendomi l’osso della caviglia con il bordo tagliente. Sentii un crack deciso e provai immediatamente un dolore lancinante. 

I telefoni cellulari allora non esistevano e sapevo di non essere in grado di rientrare in casa per chiedere aiuto. Così mi rivolsi a mia figlia, in età prescolare, dicendole: «Tesoro, la mamma ha bisogno che tu preghi per lei». La piccola chiuse gli occhi e rimase immobile. Nel giro di pochi secondi il dolore cessò e potei muovere il piede con naturalezza e facilità. Anche se ero impegnata a tempo pieno nella pratica della guarigione spirituale, rimasi sbalordita dall’immediatezza del ripristino del movimento fisico e dalla scomparsa del dolore. 

Mi girai verso mia figlia e le dissi: «Tesoro, la mamma è guarita». Lo sguardo nei suoi occhi disse: «Certo che lo sei». Le chiesi: «Quando stavi pregando per la mamma, a cosa hai pensato?». Con espressione esasperata mi rispose: «Mamma, quando prego non penso, ascolto». La sua risposta mi lasciò senza fiato e cambiò il mio modo di pregare per sempre.

Nel primo capitolo della sua opera principale sulla guarigione spirituale, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy scrive: «La preghiera, la vigilanza e il lavoro, uniti alla immolazione del sé, sono i mezzi misericordiosi di Dio per compiere qualsiasi cosa sia stata fatta con successo per la cristianizzazione e la salute del genere umano» (pag. 1). Più avanti, nello stesso capitolo, scrive: «Per pregare in modo giusto, dobbiamo entrare nella cameretta e serrarne la porta. Dobbiamo chiudere le labbra e ridurre al silenzio i sensi materiali» (pag. 15).

Quel giorno, mia figlia mi ha insegnato che la preghiera non ha lo scopo di collaborare con la mente umana verso la guarigione. Al contrario, la preghiera mette a tacere la mente umana. Infatti, Scienza e Salute afferma che la mente umana «non è un fattore nel Principio della Scienza Cristiana» (pag. x). La preghiera non è semplicemente il nostro mezzo per raggiungere Dio, la Mente divina; la preghiera è il mezzo con cui i messaggi di Dio ci raggiungono e ci parlano – e ciò si realizza quando ci mettiamo in ascolto. 

La preghiera che inizia con le parole ci aiuta a spianare la strada per ascoltare e sentire la voce più profonda e risonante di Dio «…nel quieto santuario dei sinceri desideri…» (Scienza e Salute, pag. 15), per riconoscere la presenza del nostro Padre-Madre Dio e percepire il suo potere. Pregare significa mettersi in ascolto. E questo ascolto non è della testa, ma del cuore.