«Per favore» e «grazie» nella preghiera

HELEN C. MOON

Da L’Araldo della Scienza Cristiana – 21 novembre 2022

Originariamente pubblicato sul numero dell’11 settembre 1978 del Christian Science Sentinel

Quando mia figlia era piccola, un giorno invitò un’amica a passare la notte da noi. Barbie, così si chiamava l’amica, era stata istruita dalla madre a dire sempre «per favore» e «grazie», e fu esattamente ciò che fece.

Ogni volta che chiedeva qualcosa, diceva: «Per favore e grazie». «Posso avere un bicchiere di latte, per favore e grazie?», «posso avere un biscotto, per favore e grazie?».

Ad un certo punto mia figlia non ce la fece più, e disse: «Barbie, non si deve dire ‘per favore e grazie’ tutto insieme. Si dice ‘per favore’ quando si chiede e ‘grazie’ quando si riceve!» Ma Barbie replicò con estrema decisione: «La mia mamma ha detto di dire ‘per favore e grazie’ e così faccio».

Questo piccolo episodio mi colpì molto. Soffrivo di un dolore da una settimana o due e stavo pregando diligentemente nella Scienza Cristiana, ma non avevo fatto alcun progresso. Al momento di questa breve discussione mi resi conto che, in un certo senso, Barbie aveva ragione. Almeno nella preghiera scientifica, l’ideale non è dire «per favore» quando si vuole qualcosa e «grazie» quando la si ottiene, ma aggiungere il «grazie» fin dall’inizio.

Quando Gesù si trovò davanti alla tomba di Lazzaro, non disse: «Ti prego, Padre, guarisci il mio amico» per poi aspettare che Lazzaro uscisse prima di aggiungere: «Grazie, Padre». Cominciò invece con: «Padre, ti ringrazio che mi hai esaudito» (Giov. 11:41).

Quando la moltitudine gli si sedette davanti affamata, Gesù non disse: «Ti prego, Dio, dai loro qualcosa da mangiare». Invece, «presi i sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, perché li mettessero davanti a loro; ed essi li misero davanti alla folla…. Così essi mangiarono a sazietà» (Marco 8:6, 8).

Capii che non era necessario che vedessi i «segni dei chiodi» della guarigione per esprimere gratitudine per la verità dell’essere. E il dolore cessò proprio quando iniziai la mia preghiera con la gratitudine, invece di aspettare e ringraziare solo una volta guarita.

Perché la gratitudine verso Dio costituisce un elemento importante della guarigione? Essa agisce come una sorta di interruttore che distoglie il nostro senso umano dalla sofferenza e dalla paura per stabilire una connessione con la presenza guaritrice di Dio. La Bibbia insegna che Dio è Amore, e l’Amore divino sa quello che fa. L’Amore è cosciente e intelligente. È la Mente infinita, che costituisce tutta la vera coscienza, che riempie tutto lo spazio di bellezza, saggezza e giustizia. L’Amore divino è universale. Questo Spirito Santo è la Mente di tutti, l’Anima immortale di tutti. L’Amore divino è tanto pieno di energie quanto gentile, tanto vitale quanto tenero, tanto dinamico quanto caro.

L’umanità soffre a causa dell’ignoranza riguardo a questo semplice e meraviglioso fatto. Ma l’Amore divino è il Principio supremo, e Cristo Gesù visse per dimostrarlo. Il suo esempio provò la capacità del Principio divino di spazzare via l’ignoranza e l’errore umano con la rivelazione, l’intuizione spirituale e la comprensione.

Le leggi alla base della pratica di Gesù sono esposte in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy, la scopritrice e fondatrice della Scienza Cristiana. Questo libro, che costituisce il libro di testo della Scienza Cristiana, fornisce le informazioni utili a colmare l’ignoranza. La Verità divina è la vera forza, la legge vitale di dissoluzione delle credenze erronee, e questa Verità deve essere riconosciuta e compresa.

La preghiera nella Scienza Cristiana non è tanto una petizione per chiedere a Dio di fare qualcosa. È piuttosto un’affermazione, un riconoscimento, una comprensione di ciò che Egli ha già fatto. L’opera dell’Amore è completa. La gratitudine è la forma più pura di riconoscimento di questo fatto. Significa celebrare con gioia la presenza invisibile della bontà, riconoscendola con una convinzione da cui sprigiona il profumo della gioia.

La gratitudine è la quintessenza dell’affermazione. Quando questo tipo di gratitudine precede la visibilità della guarigione, funge da catalizzatore per la guarigione stessa. Quando il cuore umano è convinto della bontà onnipotente di Dio, della cura onnipresente dell’Amore, gioisce. Questo riconoscimento del vero essere è un canto di fede e di sicurezza che guarisce. Dimostra la coincidenza tra la Divinità e l’umanità. San Paolo scrive: «Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento» (Filippesi 4:6).

La presenza dell’Amore divino, compresa e sempre considerata, guarisce il cuore, la mente e il corpo dell’uomo con efficacia e finalità incisive. Mary Baker Eddy scrive: «Tutto ciò che guida il pensiero spiritualmente fa del bene alla mente e al corpo». Dobbiamo capire le affermazioni della Scienza divina, ripudiare la superstizione, e dimostrare la verità secondo il Cristo “ (Scienza e Salute, pag. 149).

Dio non è materia, né la sua creazione è materiale. La materia non è un tipo di sostanza, ma un tipo di percezione, una sensazione o una valutazione errate di ciò che realmente esiste. Invisibile ai sensi ignoranti e materiali è la presenza della realtà spirituale: l’universo di Dio che riflette tutta la perfezione dell’intelligente Amore divino. La realtà è ciò che è qui, ora, ed è interamente buona. Proprio dove l’ignoranza si affligge per le limitazioni, l’ingiustizia e il dolore, lì, nascosto dalla nebbia della superstizione e dell’impassibilità, ci sono Dio e la sua idea, l’uomo e l’universo spirituali e perfetti. Nella preghiera chiudiamo gli occhi davanti alle illusioni del senso materiale e neghiamo le sue discordanze. Li apriamo, invece, allo Spirito e affermiamo con gioiosa convinzione che Dio è la nostra Vita, qui, ora, completa, perfetta e permanente; affermiamo che siamo il riflesso immediato, spontaneo e individuale della Mente divina!

Tutto ciò che Dio è e tutto ciò che possiede, appartiene a ciascuno di noi in quanto suo riflesso. Dobbiamo esercitare la dinamica della gratitudine, anche quando i sensi gridano con forza che non c’è nulla per cui essere grati. Sì, c’è! C’è sempre. C’è sempre una realtà per cui essere grati. Il luogo presente e il momento presente della perfezione aspettano che apriamo la porta con sopra scritto «per favore e grazie».