L’arte gentile del benedire

Pierre Pradervand

Da L’Araldo della Scienza Cristiana – 4 febbraio 2022 – Originariamente pubblicato sul numero del 20 dicembre 1999 del Christian Science Sentinel


Al risveglio, benedici la tua giornata. Essa abbonda di bene non visto che le tue benedizioni renderanno manifesto, poiché benedire significa riconoscere il bene illimitato che è insito nella trama stessa dell’universo e che attende ognuno.

Quando incontri e parli con le persone, benedicile nella loro salute, nel loro lavoro, nella loro gioia, nella loro relazione con Dio, con se stessi e con gli altri. Benedicili in ogni modo concepibile, perché tali benedizioni non solo piantano semi di guarigione, ma un giorno germoglieranno come fiori di gioia negli spazi vuoti della tua vita. 

Quando cammini, benedici la città in cui vivi, i suoi governanti e i suoi insegnanti, i suoi infermieri e i suoi spazzini, i suoi bambini e i suoi banchieri, i suoi preti e coloro che si prostituiscono. Nell’istante stesso in cui qualcuno esprime la benché minima aggressività o scortesia nei tuoi confronti, rispondi con una benedizione. Benedicili totalmente, sinceramente, gioiosamente, poiché tali benedizioni sono uno scudo che li protegge dall’ignoranza del loro misfatto e devia la freccia che era indirizzata contro di te.

Benedire significa desiderare, incondizionatamente, il bene totale e illimitato per gli altri, dal più profondo del cuore. Benedire tutti senza discriminazione di sorta è la forma più completa del dare, poiché coloro che benedici non sapranno mai da dove è arrivato il raggio di sole che ha squarciato le nubi del loro cielo. Di rado sarai testimone della luce nella loro vita.

Benedire significa riconoscere l’onnipresente bellezza universale nascosta agli occhi materiali. Significa applicare quella legge dell’attrazione che, dagli angoli più remoti dell’universo, porterà nella tua vita esattamente ciò che hai bisogno di provare e di cui devi godere.

Quando passi davanti a una prigione, benedicine mentalmente i detenuti nella loro vera innocenza, nella loro dolcezza, nella loro pura essenza e nel loro perdono incondizionato. Si può essere prigionieri solo della immagine che si ha di sé stessi, quindi un uomo libero può camminare senza catene nel cortile di una prigione, così come i cittadini di un paese libero possono essere prigionieri quando la paura si annida nei loro pensieri.

Quando passi davanti a un ospedale, benedicine i pazienti nell’attuale integrità del loro essere, poiché anche nella loro sofferenza, questa integrità attende in loro di essere scoperta.

È impossibile benedire e giudicare allo stesso tempo. Dunque mantieni costantemente, come profondo, santo e intonato pensiero, tale desiderio di benedire, poiché allora tu sarai davvero tra «coloro che si adoperano per la pace» (Matteo 5:9) e un giorno vedrai, dappertutto, il volto stesso di Dio.

P.S. E, naturalmente, non dimenticare di benedire la persona assolutamente meravigliosa che tu sei!

(Traduzione di un estratto editato da Vivre sa spiritualité au quotidien [Editions Jouvence])