Amore

Questa è la traduzione autorizzata in italiano dell’articolo inti­tolato “Amore” che si trova alle pagine 249250 di Miscellaneous Writings 1883–1896 [Scritti Vari 1883–1896] di Mary Baker Eddy. Per offrire al lettore accesso all’originale di questa dichi­arazione della Scienza Cristiana scoperta da Mary Baker Eddy, il testo tradotto compare con quello inglese a fronte. Questa traduzione è pubblicata dal Consiglio dei Direttori della Scienza Cristiana e sostituisce ogni traduzione dello stesso articolo pub­blicata in precedenza.

AMORE

Che parola! Suscita venerazione in me. Su quali e quanti mondi si estende e regna sovrana! l’unica, l’ine­guagliabile, l’infinito Tutto del bene, il solo Dio, è Amore.

Ma per quale strana perversità il meglio è divenuto il più abusato — sia come qualità che come entità? I mortali lo travisano e lo chiamano impropriamente affetto; ne fanno ciò che non è, e dubitano ciò che è. Il cosiddetto affetto che perseguita la sua vittima è un macellaio che ingrassa l’agnello per sopprimerlo. Ciò che viene espresso dalle più basse tendenze andrebbe represso dai sentimenti [più nobili]. Nessuna parola è più fraintesa; nessun sentimento meno compreso. Il significato divino dell’Amore viene deformato in qualità umane, che, nel loro abbandono umano, si trasformano in gelosia e odio.

L’amore non è qualcosa da mettere su uno scaffale per essere preso in rare occasioni con le mollette e riporlo su un petalo di rosa. Esigo molto dall’amore, chiamo testimoni attivi per dimostrarlo, e richiedo sacrifici nobili e grandi conseguimenti come suoi risultati. A meno che questi non appaiano, scarto questa parola definendola una farsa e una contraffazione, non avendo il suono del vero metallo. L’amore non può essere una mera astrazione, o una bontà senza attività e potere. Come qualità umana, il glorioso significato dell’affetto è più che parole: è un tenero gesto disinteressato fatto in segreto; l’incessante preghiera silenziosa; il cuore dimentico del sé che trabocca; la figura velata, che esce furtivamente dalla porta laterale per compiere un atto di misericordia; i piedini che saltellano lungo il marcia­piede; la mano gentile che apre la porta verso la miseria e la sventura, verso la malattia e il dolore, illuminando così i luoghi oscuri della terra.